Dieci rintocchi di speranza dal 'campanone': "Sarà festa vera quando gli sfollati torneranno a casa" FOTO VIDEO

TERAMO – Ricca di simbologia la riconsegna del campanile del Duomo alla comunità cittadina, ieri pomeriggio, in piazza Martiri. I dieci rintocchi del ‘campanone’ nel giorno della ricorrenza dei 10 anni dal tragico terremoto aquilano, alle 18 hanno accompagnato il ricordo imperituro delle 309 vittime del sisma aquilano. E’ stata una “finestra di festa -come ha sottolineato il sindaco Gianguido D’Alberto – in una triste giornata del ricordo di una tragedia”, che ha rivolto il suo pensiero anche ai tanti teramani che ancora sono sfollati per il terremoto che ha costretto alla messa in sicurezza della torre campanaria identitaria della città di Teramo: “La vera festa sarà nel giorno in cui anche l’ultimo degli sfollati teramani rientrerà a casa propria – ha sottolineato D’Alberto -, che è il nostro obiettivo prioritario”. “Grazie per questo ‘segno’ – ha aggiunto il presidente della provincia, Diego Di Bonaventura -, che è di buon auspicio per un percorso nuovo verso la vera ricostruzione del nostro territorio, per cambiare approccio, generare più atti concreti piuttosto che tanti documenti. E ringrazio della presenza anche il Governatore Marsilio, perché oggi comprenda qui quale sia la vera sofferenza dei nostri concittadini colpiti dal terremoto”. Marco Marsilio ha rilevato la grande presenza di cittadini alla riconsegna del campanile, “che testimonia il profondo attaccamento ai propri valori e ai propri simboli di questa città”. Il Governatore ha ammesso che “sarà compito nostro stimolare il ministro per completare il recupero di questo monumento e accolgo l’invito, dicendovi che stiamo lavorando in sinergia, restando in attesa dell’emanazione di un decreto legge sulla ricostruzione, con cui potremo forse più che raddoppiare il personale negli uffici della ricostruzione e modificate alcune regole, norme semplificate”. Alle 18:15 i dieci rintocchi della grossa campana in bronzo che ha resistito, anche se ferita, all’assalto dei soldati francesi al seguito di Napoleone, che non potrà più suonare a slancio ma che ha ancora i rintocchi forti e decisi: il loro risuonare per tutta la città, accompagnati da un silenzio rispettoso e carico di affetto dei teramani, ha segnato la speranza di una imminente rinascita della città sottostante la cara torre. La benedizione del vescovo di Teramo Atri, monsignor Lorenzo Leuzzi, ha sancito il monito “a costituire un’unica famiglia sotto il risuonare del campanone”.